| Squali, grandi 
        predatori.. predati 
        (di Marco Angelozzi)
 
        Gli squali, 
        soprattutto dopo la diffusione di films che hanno dato una immagine 
        distorta dei loro comportamenti, sono stati considerati come dei 
        predatori assassini, alla continua ricerca di cibo, attività che li 
        porterebbe a nutrirsi di qualsiasi cosa si presenti loro davanti, senza 
        distinzione alcuna.. 
 La realtà è molto diversa, questi eleganti pesci cartilaginei sono 
        soltanto dei grandi predatori, inseriti quasi ai vertici della catena 
        alimentare dell’ambiente in cui vivono e come tali hanno delle notevoli 
        potenzialità offensive. Ogni specie di squalo è abituata a cibarsi di 
        determinate prede, le quali sono cacciate con tecniche che nulla 
        lasciano al caso o alla fatalità e la ricerca di cibo, come in ogni 
        organismo vivente, occupa tempi importanti nell’arco della vita di 
        questi animali. Non viene predata qualsiasi cosa si presenti davanti ai 
        loro occhi, ma nel 99% delle specie conosciute c’è una vera e propria 
        discriminazione, basata su istinti e preferenze.
 
 
 
   
 Squalo 
        bianco (Carcharodon carcharias)
 
 
 L’uomo infatti, non facendo parte della fauna acquatica e probabilmente 
        a causa del poco tessuto adiposo presente nella sua struttura corporea, 
        non rientra nelle prede di nessuno squalo! Soltanto alcune specie che 
        raggiungono grandi dimensioni possono rappresentare un pericolo per 
        l'uomo, come lo possono essere tutti i grandi predatori che vivono sulla 
        terra.  (Il 50% degli squali non supera il metro di lunghezza, l'82% non 
        supera i 2 metri, e soltanto il 4% raggiunge dimensioni superiori ai 4 
        metri, tali da rappresentare un serio pericolo).
 
 Ogni anno, in tutti i mari del globo, ci sono circa 60 attacchi,  
        da 0 a 
        6  mortali.
 In quasi tutti questi casi la morte è causata 
        dalla gravità del primo ed unico morso che lo squalo usa, insieme agli 
        altri sensi, per rendersi conto di quello che si trova davanti, proprio 
        perché è abituato a selezionare le sue prede e discriminare ciò che non 
        rientra nella sua dieta. Lo squalo infatti non continua l’attacco e non 
        ingoia la preda ma si allontana..
 
 Ci sono poi delle situazioni molto pericolose che possono attirare 
        questi grandi predatori e far aumentare il rischio di un attacco, come 
        durante una frenesia alimentare o con la presenza di sangue ed altri 
        liquidi corporei in acqua.
 Anche la sagoma di un surfista che nuota con le mani verso l’esterno 
        sopra la sua tavola può essere scambiata per quella di un mammifero 
        marino, preda ambita dai grandi squali..
 Sono noti alcuni attacchi a pescatori subacquei che nuotavano in acque 
        dove era stata riversata grande quantità di sangue a causa della loro 
        pesca e dove le prede morenti venivano fissate pericolosamente alla 
        cintura..
 
 Tutte queste considerazioni, unite al dato di fatto che è l’uomo a 
        catturare ed uccidere ogni anno circa 100 milioni di squali, 
        principalmente per alimentare il mercato alimentare e commerciale, 
        possono farci pensare che attualmente lo squalo, suo malgrado, si sia 
        trasformato da grande predatore a.. grande preda.
 
 
 
     
 Squalo 
        mako (Isurus oxyrinchus)  e  squali pinna bianca (Triaenodon 
        obesus)
 
 Molti aspetti della biologia ed 
        etologia degli squali non sono ancora molto bene conosciuti, soprattutto 
        a causa della difficoltà di studiare questi pesci nel loro ambiente 
        naturale e per il loro comportamento quasi sempre schivo e solitario. Di 
        seguito vengono inseriti alcuni cenni riguardanti la storia evolutiva, 
        le biologia e la morfologia di questi splendidi pesci cartilaginei.. Gli 
        squali, insieme a razze, torpedini e chimere, sono  pesci cartilaginei 
        appartenenti alla classe dei condroitti (Chondroichthyes) e sono 
        presenti in tutti i mari del globo, dalla superficie fino a 1500 metri 
        di profondita', dalle calde acque tropicali, ai freddi mari artici ed 
        antartici. 
        Esistono circa 450 specie di squali, con dimensioni che vanno dai soli 
        24 cm. del gattuccio pigmeo dalla coda a nastro (Eridacnis radcliffei) 
        ai 18 metri circa dello squalo balena (Rhiniodon typus), che con 
        queste misure rappresenta anche il più grande pesce fino ad ora 
        conosciuto. (Nel 
        Mediterraneo sono presenti una cinquantina di specie diverse di squali, 
        tra cui lo squalo bianco (Carcharodon carcharias) lo squalo toro 
        (Carcharias taurus) lo squalo volpe (Alopias vulpinus) lo 
        squalo mako (Isurus oxyrinchus) lo squalo grigio (Carcharinus 
        plumbeus) la verdesca (Prionace glauca) lo squalo martello 
        comune (Sphyrna zygaena) lo squalo elefante (Cetorhinus 
        maximus). I fossili più antichi di questi animali risalgono a circa 400 milioni di 
        anni, e si pensa che la loro evoluzione sia arrivata al massimo livello 
        addirittura già da 100 milioni di anni.
 Lo scheletro degli squali non è osseo, come quello dei pesci comuni, ma 
        cartilagineo, formato cioè da cartilagine, simile a quella che 
        costituisce l'orecchio o la trachea umana.
 Al contrario dei pesci comuni, gli squali non possiedono la vescica 
        natatoria (un corpo galleggiante interno che può riempirsi di gas) la 
        cui funzione di sostegno al galleggiamento è sostituita in parte dal 
        grosso fegato, che più arrivare al 25% del peso dell'animale.  Sono 
        pesci predatori e nella loro dieta possono essere presenti pesci, squali 
        più piccoli, crostacei, molluschi e mammiferi marini.
 
 Fino ad ora si conoscono tre specie di squali che si nutrono di 
        plancton, filtrando l'acqua che entra dalle loro mandibole, e che quindi 
        non sono predatori attivi.  Essi sono il già citato squalo balena (Rhiniodon 
        typus, fino a 18 m.) lo squalo elefante (Cetorhinus maximus, fino 
        a 13 m.) e lo squalo grande bocca (Megachasma pelagos, fino a 5 
        m.).
 
 Gli squali possiedono 
        gli stessi sensi dell'uomo, più altri due a noi sconosciuti, che sono la 
        capacità di percepire i campi elettrici e le onde di 
        pressione diffuse in acqua.
 Gusto: il senso del gusto negli squali è assicurato dalla 
        presenza, nella bocca, ma anche  sulla superficie della loro pelle, di 
        papille gustative simili a quelle umane.  Lo squalo quindi, può 
        utilizzare questo senso anche con il semplice contatto della superficie 
        corporea.
 
 Tatto: lungo il corpo degli squali sono presenti cellule 
        sensoriali che si trovano in stretta relazione con le papille gustative 
        e che fanno rendere conto allo squalo quando avviene un contatto fisico.
 
 Udito: negli squali è presente un orecchio interno, con la 
        capacità di percepire soprattutto suoni di bassa frequenza, come quelli 
        emessi da animali feriti, e quindi potenziali prede per questo superbo 
        animale.
 
 Olfatto: le narici degli squali, sempre ben visibili sulla parte 
        inferiore del muso, sono costituite da due canali a fondo cieco, con al 
        termine delle  cellule olfattive che analizzano la presenza di sostanze 
        odorose disciolte in acqua.  La sensibilità olfattiva degli squali è 
        molto sviluppata, si pensa che possano individuare 1 parte di sangue in 
        100 milioni di parti d'acqua.
 
 Vista: la vista degli squali, contrariamente al pensiero 
        popolare, è molto sviluppata.  La pupilla può restringersi o allargarsi 
        in base alla quantità di luce, ed in molti squali è presente, dietro 
        alla retina, il tapetum lucidum, una serie di placche riflettenti 
        che amplificano la luce e permettono la vista anche di notte.  In 
        condizioni di forte illuminazione il tapetum lucidum viene 
        oscurato,  per non abbagliare la retina e provocare danni anche 
        irreversibili.
 
 Linee laterali: le linee laterali, una per ogni fianco dello 
        squalo, sono costituite da cellule sensoriali che danno all'animale la 
        capacità di percepire le onde di pressione dovute ai 
        movimenti dell'acqua.
 
 Ampolle di Lorenzini: sono degli organi che prendono contatto con 
        l'esterno attraverso piccoli e numerosi forellini, presenti soprattutto 
        nella regione del capo, pieni di una sostanza gelatinosa conduttrice, in 
        comunicazione con terminazioni nervose.  In questo modo lo squalo ha la 
        capacità di percepire i campi elettrici generati dagli animali 
        (quindi individuare anche prede sotto la sabbia) e probabilmente 
        riconoscere la propria posizione rispetto al campo magnetico terrestre.
 
 Il 
        corpo degli squali è ricoperto da squame placoidi, chiamate anche 
        dentelli dermici. Essi hanno la stessa struttura di quelli, di maggiori 
        dimensioni, che si trovano nelle mandibole.  Le squame placoidi, oltre a 
        costituire una efficace protezione del corpo dello squalo, riducono 
        anche la resistenza all'acqua marina, migliorando l'idrodinamicita' 
        dell'animale.I denti che si trovano nelle mandibole superiore ed inferiore sono 
        squame placoidi modificate e molto grandi.  La loro forma e disposizione 
        indicano di quali prede sono soliti cibarsi gli squali, infatti denti 
        lunghi ed aguzzi, come quelli dello squalo toro (Carcharias taurus) 
        sono adatti ad infilzare e trattenere piccoli pesci e cefalopodi, mentre 
        quelli più larghi e tozzi, come quelli dello squalo tigre (Galeocerdo 
        cuvier) sviluppano una maggiore resistenza e servono per frantumare 
        gusci e tranciare pezzi di cibo.
 
 
 
    
 Dente di squalo 
        tigre (Galeocerdo cuvier) e squalo toro (Carcharias taurus)
 
 
        
        Nelle mandibole degli squali i denti sono disposti in più file, in 
        genere sei, e gli ultimi verso l'interno della bocca sono inclinati, 
        coperti da una piega di tessuto e non ancora completamente sviluppati. 
        Durante la crescita essi sono soggetti ad uno spostamento in avanti per 
        la continua formazione del tessuto gengivale a cui sono collegati. Nel 
        loro avanzamento si raddrizzano progressivamente, a causa della semplice 
        tensione meccanica, finchè non diventano del tutto funzionali. Dopo 
        qualche tempo i denti delle file anteriori sono destinati a cadere, a 
        seguito di rotture traumatiche o spontaneamente e si ritiene che vengano 
        sostituiti singolarmente ogni 8-15 giorni, più frequentemente negli 
        esemplari più giovani. Si ritiene che alcune specie rinnovino un'intera 
        fila di denti alla volta.     
                    
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